Soltanto i libri insegnano a leggere il mondo

Soltanto i libri insegnano a leggere il mondo

Da una rubrica di Umberto Galimberti su D di Donna ho letto questa risposta data ad un alunno di terza media che gli domandava perchè i ragazzi non leggono i libri.

“Una strategia per indurre alla lettura non ce l’ho. Posso solo illustrare per cui oggi si legge pochissimo, e d’altro canto cosa si perde a non leggere.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, dalla radio, alla televisione, al cinema, dallo schermo di un computer, ha fatto si che le cose che sappiamo, dalle più elementari alle più complesse, le conosciamo non per averle lette ma per averle sentite o viste.
Ciò ha comportato come Raffaele Simone in La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, un passaggio di un intelligenza “sequenziale” ad una “simultanea”.Simultanea è l’intelligenza che usiamo quando guardiamo un quadro, dove è impossibile dire cosa guardiamo prima e cosa dopo. 
Sequenziale è l’intelligenza che usiamo per leggere, dovendo seguire una successione rigorosa per analizzare i codici grafici disposti in linea. Se non so analizzare i segni grafici che compongono la parola “tavolo” non riesco a farmi un idea di che cos’è un tavolo.
Se perdiamo questo esercizio della mente, che non è richiesto dalla visione simultanea che si affida alle immagini, non sappiamo più tradurre i segni grafici in significati, a stabilire la loro successione, la loro gerarchia, la loro connessione, e sopratutto non siamo più in grado di pervenire ai concetti astratti. La nostra intelligenza regredisce da una forma evoluta ad una più elementare, come quella dei bambini che, all’asilo e alle scuole elementari, per capire le cose hanno bisogno di libri pieni di immagini.
Senza lettura non solo si fossilizzano le nostre idee, ma finiamo per non conoscere neppure i nostri sentimenti, perchè ci mancano i nomi per chiamarli e richiamarli, per dialogare con loro, per non essere fagocitati a nostra insaputa, senza alcuna capacità di governarli.
Se non leggiamo come facciamo a conoscere il dolore in tutte le forme che assume, l’amore in tutte le sue sfumature, la disperazione in tutte le sue espressioni più atroci, la noia nella pesantezza della sua atmosfera, la gioia nei suoi momenti esaltanti ed euforici, l’angoscia che, quando ci assale, ci sembra di avere davanti solo il nulla a cui aggrapparci?
La via di uscita ce la offre la letteratura, perchè i sentimenti non ci sono dati per natura, ma si imparano attraverso la cultura, come da sempre gli uomini hanno saputo quando hanno inventato i miti per dare un nome e una traccia al linguaggio del cuore.
Accanto alla letteratura c’è poi la saggistica utile per correggere le nostre idee che altrimenti si fossilizzano, impoverendo la nostra capacità di scegliere e decidere qando la vita ci pone davanti a problemi che chiedono una soluzione.
Lo scorso anno l’OCSE ( Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con sede a Parigi ha stilato una classifica che vede noi italiani all’ultimo posto per la comprensione di un testo scritto. 
Con questo dato di ignoranza, pensiamo davvero che sia possibile uscire dalla crisi?
Caro Matteo, anche se nella tua classe sei il solo a leggere non smettere mai.

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